Lo svizzero supera in 3 set Djokovic e raggiunge in finale Juan Martin Del Potro. E' la sesta consecutiva sul cemento di Flushing Meadows per Federer, che ha giocato bene nei momenti importanti del match
Per la terza volta negli ultimi tre anni un pur buon Novak Djokovic è costretto a salutare gli US Open per mano di Roger Federer. Dopo la finale del 2007 e la semifinale dello scorso anno, il serbo si arrende ancora in semifinale a un Roger che gioca a sprazzi, ma domina nei momenti importanti di una partita comunque piuttosto equilibrata. 7-6(3) 7-5 7-5 il chirurgico risultato finale in favore dell'elvetico, che raggiunge così Del Potro in quella che sarà la sua sesta finale consecutiva a Flushing Meadows.
Dopo una prima fase di studio, Djokovic riesce a prendere un game di vantaggio nel sesto gioco del primo set, ma subisce il controbreak a zero nel game successivo. Si arriva così al tie break, dove Federer alza il livello del suo tennis, soprattutto al servizio, e domina chiudendo 7 punti a 3. Lo svizzero non gioca una grande partita, ma dà l'impressione di accelerare a piacimento, controllando i momenti decisivi del gioco. La controprova arriva nel secondo set, dove i servizi la fanno da padrone fino all'ultimo prima del tie break, quando Fed Ex, avanti 6-5, brekka il serbo mettendo in cassaforte il parziale.
Una mazzata per il povero Djokovic, bravo comunque a non mollare e rimanere aggrappato al match nel terzo set. Una piccola possibilità arriva sul 4 pari quando il serbo si procura due preziose palle break, annullate però da Federer. Poi, stesso copione del secondo set: Roger tiene l'ennesimo servizio assicurandosi il tie break, Nole serve per raggiungerlo ma ancora una volta subisce l'aggressività dell'elvetico, che mette a segno un paio di colpi incredibili nello stupore generale dei 23mila dell'Arthur Ashe deliziati dal suo talento. A questo punto Djokovic non può far altro che cedere il servizio e inchinarsi al Re. La speranza per il prossimo anno, è quella di finire dall'altra parte del tabellone...
Marco Castellaneta / Eurosport
